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Il ponte e le sponde

La cura delle sponde

 

Le sponde del Torrente Banna erano curate dai proprietari dei terreni coerenti, i quali cercavano anche di ricavarne legna. L’alluvione del 1951 fu ritenuta allora la più grave del secolo e lo sbarramento dell’Aigotta ritenuto una delle cause. Allora fu ridotto in altezza, e ulteriormente ancora negli anni ’60. Era opinione diffusa tra gli abitanti che con questo, e il rilevato della circonvallazione ad est del paese, Santena fosse al riparo dagli eventi alluvionali. E i danni limitati causati dalle esondazioni avvenute nel 1972, 1973, 1974, sembravano confermare queste opinioni.  In seguito, anni senza escrescenze notevoli portarono forse a trascurare oltre al dovuto il Banna. Venne a mancare la cura delle sponde da parte dei frontalieri dovuta principalmente alla non necessità di legna da ardere, e anche per  altre cause non imputabili ad essi. 

 

La mancata cura delle sponde aveva permesso la formazione e l’irrobustimento di una folta vegetazione arborea sulle ripe e la sua estensione fino al letto del torrente, causando un notevole restringimento di esso.

Il ponte sul banna

 

Per l’attraversamento del Torrente Banna esisteva un ponte di legno e si pagava il pedaggio ai Consignori di Santena, i quali avevano l’onere di mantenerlo agibile.

A seguito della sentenza Camerale del 1728 che limitava il feudo arcivescovile di Santena, il ponte risultò nel territorio sotto la giurisdizione di Chieri, e la città fu obbligata a farsi carico delle eventuali riparazioni.

Il ponte era vetusto e sempre sollecitato dalle escrescenze, aveva richiesto nel passato, e richiedeva sempre continui interventi  di rafforzamento. 

 

Il Consiglio Comunale di Chieri visto la frequenza di questi interventi, e considerando l’importanza della strada Carmagnola - Chieri – Gassino, ritenuta  molto utile per i loro commerci, anziché continuare nelle riparazioni si orientò verso la sostituzione con  un ponte in mattoni a due archi. Reperiti i fondi fu realizzato, e collaudato nel 1787. Aveva i parapetti in muratura i quali restringevano notevolmente la carreggiata. Nel 1926 furono demoliti e sostituiti con ringhiere in ferro per allargare la carreggiata e ricavare i marciapiedi.

Acqua bene comune

 

I Corsi d’acqua erano un bene comune e di grande utilità. A Santena, si scendeva al letto del torrente da una cala posta vicino al ponte. Nel territorio vi erano allora numerosi stagni e le acque  del Banna erano ricche di pesci.

Un censimento della popolazione santenese del 1814  annoverava sette capi famiglia come pescatori. La pesca nel Banna venne praticata fino alla seconda guerra mondiale.

Nell’acqua del Torrente Banna le casalinghe  sciacquavano i panni, gli animali scendevano ad  abbeverarsi.

Dopo il raccolto, le piante di canapa legate in fasci si posavano nell’acqua a macerare, ancorati nel letto del torrente. In alcuni punti si prelevava acqua per irrigare prati e coltivi.

Dalla cala scendevano i carri per caricare sabbia da usarsi per l’edilizia e per i selciati.

Durante l’inverno si asportava il ghiaccio per accumularlo nei depositi sotterranei, per tenerlo a disposizione della popolazione, e con precedenza agli ammalati. 

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