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Mulini e costruzioni

Mulini ad acqua esistenti nel XIX secolo

a Santena e nelle zone circostanti

In seguito ad annose contestazioni tra i Consignori di Santena e il Comune di Chieri, il 6 febbraio 1728, la Camera dei Conti emise una sentenza che limitava il feudo di Santena a quanto compreso “tra due ponti”, (quello sul Banna e quello sul Santena vecchia), quindi al recinto delimitato dai corsi d’acqua comprendente il castello dei Benso, e il castello quadrato dei Tana detto Santenotto con i loro giardini in stile francese, la chiesa e numerose abitazioni. Tutto il restante diventava territorio della Città di Chieri e sotto la Giurisdizione di S.M. 

I corsi d’acqua erano a sud il Torrente Banna, a nord una quasi derivazione del Banna detto Santena vecchia, il quale si univa ad un fossato attorno al giardino dei Tana, ed insieme formavano il Santenassa (non segnato), che andava a sfociare nel Rivo Tepice vicino alla fortezza di Gamenario. Questo alveo che intersecava il centro abitato, ora in parte abbandonato e in parte ridotto, come citato in uno studio sul Banna del 1997: 

“coincide in modo sorprendente con le direzioni di tracimazione e il deflusso dell’evento di piena del novembre 1994.” 

Le odierne Via Trinità, Via Cavour, Via Sambuy si identificano con la strada che attraversava l’abitato incrociando il Banna e il Santena vecchia.

Lo sbarramento dell'Aigotta

 

Lo sbarramento dell’Aigotta è stato abbassato dopo l’alluvione del 1951.

Realizzando gli scavi dei canali rettilinei del Banna e del Po morto e con l’eliminazione degli sbarramenti, si era ottenuto un rapido deflusso, migliorando la situazione relativa alle inondazioni, ma questo aveva generato le proteste di Chieri perché i mulini risultavano privi delle solite acque.

Una nuova perizia rilevò che il progetto Mattei non era stato completato perché al nodo dell’Aigotta mancava la separazione delle acque del Canale dei Molini da quelle del Banna. Questa non era stata eseguita per l’opposizione dei proprietari dei mulini che non volevano rinunciare al concorso delle acque del Banna. Per separare le acque occorreva costruire un canale aereo attraversante l’alveo del Banna oppure una botte sotto al medesimo; opere possibili ma onerose e non prive di inconvenienti. L’accordo raggiunto fu di rimettere lo sbarramento sul Banna e dotarlo di sei portine mobili per facilitare il deflusso, e di eseguire altre  opere atte a  favorire l’imbocco del canale verso i mulini di Galletto e della Splua.

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